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Il 2024 segna la prima edizione della “Regata dell’Oro Rosso Rotta Tabarkini”, Genova-Carloforte. Il suo percorso di 330 miglia rappresenta uno dei percorsi più lunghi e notevoli del Mediterraneo sia per i partecipanti che per gli organizzatori. Il Comitato FIV Zona I ha cercato di unire le forze degli enti locali e regionali tra cui: l’Amministrazione di Genova, unita a quelle di Carloforte, Calasetta, Regione Ligure, Regione Sarda, Alghero e soprattutto il Comune di Pegli. La regata cattura l’essenza della navigazione e della vela, la storia comune dei Liguri e della Sardegna e di tutti gli abitanti delle sponde del Mediterraneo, e tocca il cuore anche di chi forse non vive vicino al Mediterraneo, ma lo conosce e lo ama.

Si può andare in barca a vela per sport, divertimento o vacanza, ma è molto di più. L’equipaggio che manovra un’imbarcazione mossa dalla forza del vento ripete gesti che da millenni vengono compiuti da marinai che hanno fatto la storia. Le attrezzature, le tecniche costruttive, i materiali si sono evoluti nel tempo, ma le attività fondamentali restano sempre le stesse, così come lo spirito di chi affronta il vento e il mare senza la pretesa di dominare e senza mai farsi sopraffare. Con questa forza, i marinai diventano tutt’uno con gli elementi per raggiungere i loro obiettivi. Una dedizione che richiede impegno, coraggio, progresso costante e rispetto per la natura, che oggi più che mai ci ispira ad esaminare il nostro rapporto con l’ambiente.

La regata celebra questo rapporto con il mare e la sua storia antica: il viaggio migratorio di un gruppo di liguri, in maggioranza pegliesi ma anche di altri paesi della riviera, che tra il 1540 e il 1542 salparono per l’isola di Tabarka, oggi penisola , situato a circa 100 km (62 miglia) dalla Tunisia. A partire dal 1738 sorsero insediamenti nelle isole di San Pietro e a Calasetta in Sardegna. Nel corso dei secoli costruirono una propria identità che rimase fondamentalmente ligure nelle tradizioni, nella lingua e nella cucina. I loro antenati lasciarono Pegli per Tabarka con l’intenzione di estrarre “oro rosso” o corallo per scopi commerciali.

 

Il 2024 segna la prima edizione della “Regata dell’Oro Rosso Rotta Tabarkini”, Genova-Carloforte. Il suo percorso di 330 miglia rappresenta uno dei percorsi più lunghi e notevoli del Mediterraneo sia per i partecipanti che per gli organizzatori. Il Comitato FIV Zona I ha cercato di unire le forze degli enti locali e regionali tra cui: l’Amministrazione di Genova, unita a quelle di Carloforte, Calasetta, Regione Ligure, Regione Sarda, Alghero e soprattutto il Comune di Pegli. La regata cattura l’essenza della navigazione e della vela, la storia comune dei Liguri e della Sardegna e di tutti gli abitanti delle sponde del Mediterraneo, e tocca il cuore anche di chi forse non vive vicino al Mediterraneo, ma lo conosce e lo ama.

Si può andare in barca a vela per sport, divertimento o vacanza, ma è molto di più. L’equipaggio che manovra un’imbarcazione mossa dalla forza del vento ripete gesti che da millenni vengono compiuti da marinai che hanno fatto la storia. Le attrezzature, le tecniche costruttive, i materiali si sono evoluti nel tempo, ma le attività fondamentali restano sempre le stesse, così come lo spirito di chi affronta il vento e il mare senza la pretesa di dominare e senza mai farsi sopraffare. Con questa forza, i marinai diventano tutt’uno con gli elementi per raggiungere i loro obiettivi. Una dedizione che richiede impegno, coraggio, progresso costante e rispetto per la natura, che oggi più che mai ci ispira ad esaminare il nostro rapporto con l’ambiente.

La regata celebra questo rapporto con il mare e la sua storia antica: il viaggio migratorio di un gruppo di liguri, in maggioranza pegliesi ma anche di altri paesi della riviera, che tra il 1540 e il 1542 salparono per l’isola di Tabarka, oggi penisola , situato a circa 100 km (62 miglia) dalla Tunisia. A partire dal 1738 sorsero insediamenti nelle isole di San Pietro e a Calasetta in Sardegna. Nel corso dei secoli costruirono una propria identità che rimase fondamentalmente ligure nelle tradizioni, nella lingua e nella cucina. I loro antenati lasciarono Pegli per Tabarka con l’intenzione di estrarre “oro rosso” o corallo per scopi commerciali.

Tuttavia i legami dei corallari liguri con il mare della Sardegna risalgono al 1300 quando le famiglie Doria e Malaspina iniziarono la loro attività ad Alghero e Bosa. Continuarono fino al 1354 quando furono rovesciati dall’alleanza dei Catalani con i Veneziani per poi essere scacciati definitivamente dal mare sardo dagli Aragonesi nel 1448. Le avventure dei corallari liguri continuarono a Marsacares e successivamente con l’insediamento a Tabarka.

Dai documenti risulta che una delle famiglie più potenti dell’aristocrazia genovese, i Lomellini, che possedeva terreni e una grande villa a Pegli, ricevette da Carlo V di Spagna una concessione per l’isola di Tabarka. Hanno incoraggiato un gruppo di pescatori di Pegli, esperti nell’estrazione del corallo, ad iniziare a pescare sull’isola tunisina con le sue estese barriere coralline. Esistono diverse versioni della storia della concessione delle terre dell’isola alla famiglia Lomellini e secondo la tradizione tabarkan la concessione dell’imperatore Carlo V fu ricevuta come pagamento per la liberazione del pirata Dragut, catturato da Giannettino Doria. durante la guerra. La comunità ligure rimase per quasi due secoli mentre i Lomellini prosperavano grazie all’“oro rosso” di Genova che, dopo aver lavorato il corallo, lo vendeva in tutta Europa.

Col passare del tempo, le barriere coralline si impoverirono e la popolazione locale crebbe, ma anche la persecuzione degli abitanti nativi dell’isola da parte dei pirati e dei Bey di Tunisi e dell’Algeria. I Tabarkini si rivolsero allora al re di Sardegna, Carlo Emanuele III. Egli intendeva ripopolare il territorio ed in particolare l’isola di San Pietro che si trovava al largo della penisola del Sulcis, sulla costa sud-occidentale della Sardegna e del tutto disabitata. Gli interessi della Colonia Genovese e quelli del re coincidevano e nel 1738 un gruppo di circa 600 Tabarkini si trasferì nell’isola che venne chiamata Carloforte in onore del re. I nuovi abitanti si guadagnavano da vivere grazie alla pesca e alla lavorazione del tonno oltre che alla produzione e al commercio del sale. Una parte della comunità tabarkini preferì invece restare a Tabarka, scelta che si rivelò infelice perché presto cadde vittima degli attacchi dei pirati tunisini e algerini. Nel 1741, il Bey di Tunisi invase Tabarka e ne imprigionò gli abitanti riducendoli in schiavitù. Alla fine furono liberati grazie all’intercessione del Papa Carlo Emanuele III e di Carlo III di Spagna.
Molti degli schiavi liberati tornarono dai loro connazionali a Carloforte mentre altri fondarono due nuove comunità: Calasetta si stabilì sull’isola di Sant’Antioca nel 1770 in Sardegna, di fronte alla baia di Carloforte, e Nueva Tabarca si trovava sull’isola di San Pablo di Alicante. in Spagna.

Questi ultimi col tempo si integrarono con la popolazione spagnola e persero nel tempo le proprie radici culturali mentre accadde il contrario per coloro che si stabilirono a Carloforte e Calasette. Queste comunità mantennero e rafforzarono la propria identità culturale grazie ai continui rapporti dei Tabarkini, poi conosciuti come Carlofortini, con la loro terra d’origine sia per il commercio che per la conoscenza delle proprie origini.
In questo periodo si rinnovarono i legami con Alghero tanto che parte del pescato giornaliero veniva venduto per la lavorazione e il commercio.

Nel 2004 Carloforte è stato riconosciuto Comune onorario dalla Provincia di Genova in virtù del suo legame storico, economico e culturale con il capoluogo ligure e in particolare con Pegli. Questa onorificenza è stata conferita anche a Calasetta nel 2006.

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